L’emicrania è una malattia neurologica disabilitante che colpisce più di un miliardo di persone nel mondo e nonostante la sua diffusione e prevalenza, tanti pazienti che ne soffrono non ricevono una diagnosi corretta ed un trattamento adeguato.1
La parola emicrania deriva dal greco “hemicrania”, che significa “metà della testa”, in relazione al fatto che la maggior parte delle persone che ne sono affette avverte dolore solo su un lato della testa.2 Tuttavia è comune anche il dolore bilaterale, che si manifesta nella parte anteriore e posteriore della testa.2
La fisiopatologia che sottende l’emicrania è complessa e ad oggi non ancora completamente chiarita, e vede il coinvolgimento di differenti componenti del sistema nervoso centrale e del distretto cranico, che nel loro insieme costituiscono il “sistema trigemino-vascolare”. Le terminazioni periferiche del sistema trigemino-vascolare entrano in contatto con le meningi e i vasi sanguigni meningei ed intracranici e possono liberare a questo livello sostanze vasoattive (quali ad esempio il CGRP) che determinano vasodilatazione, infiammazione e attivazione e sensibilizzazione della componente periferica del sistema trigemino-vascolare. Si ritiene che questo meccanismo sia alla base dell’origine del dolore dell’attacco emicranico.3
I sintomi
L'emicrania si manifesta clinicamente attraverso attacchi ricorrenti di cefalea accompagnati da una serie di sintomi caratteristici, tra cui nausea, fotofobia, fonofobia e vomito.1,2
L’aura, presente in circa un terzo dei pazienti che soffrono di emicrania, è un insieme di sintomi neurologici transitori e completamente reversibili, più tipicamente visivi, sensitivi o a carico del linguaggio, che solitamente precedono o talvolta accompagnano la cefalea.1,3,4
L’aura visiva si può presentare spesso come una macchia (scotoma) scintillante che si espande nel campo visivo nel corso del tempo, oppure come una immagine a zig-zag che può diffondersi gradualmente e assumere una forma convessa con un bordo angolato scintillante.4
Se l’aura interessa il linguaggio, il paziente può trovare difficoltà a parlare ed esprimersi.4
La fase della cefalea è causata da una attivazione delle vie sensitive trigeminali (che innervano strutture intracraniche sensibili al dolore quali i vasi meningei), che genera il dolore pulsante tipico dell’emicrania.3,5 Il dolore aumenta con i movimenti della testa ed è spesso accompagnato da avversione alla luce, ai suoni e agli odori, al tatto e da nausea o vomito.5 La fase postdromica, che può seguire alla risoluzione della cefalea persistendo fino a 48 ore, è caratterizzata da sintomi come stanchezza, sonnolenza e difficoltà di concentrazione.4
La diagnosi
Per una diagnosi accurata di emicrania, l’anamnesi familiare è fondamentale, in quanto questa patologia presenta una forte componente genetica. La prevalenza dell’emicrania aumenta tra le persone che hanno parenti di primo grado affetti rispetto alla popolazione generale.1
Secondo i criteri ICHD-3, per la diagnosi dell’emicrania senza aura è necessaria l’insorgenza di almeno cinque attacchi con cefalea della durata di 4-72 h e che presenti alcune tra le caratteristiche più tipiche del dolore emicranico, tra cui il carattere pulsante, la localizzazione unilaterale, l’intensità moderata o severa, il peggioramento durante le attività di routine. Il dolore può inoltre essere accompagnato da foto e fonofobia, nausea o vomito4. Per quanto riguarda l’emicrania con aura, per la sua diagnosi è necessario registrare 2 attacchi con sintomi del sistema nervoso centrale unilaterali completamente reversibili di tipo visivo, sensoriale o di altro tipo. Questi sintomi si sviluppano di solito gradualmente e sono il più delle volte seguiti da mal di testa e sintomi associati all’emicrania.4
La diagnosi di emicrania cronica prevede la presenza di una cefalea per almeno 15 giorni al mese per più di 3 mesi, che per almeno 8 giorni al mese presenta le caratteristiche di emicrania.4
Per una diagnosi più accurata, i pazienti possono trarre beneficio dall’uso del diario dell’emicrania e dal calendario dell’emicrania, due strumenti molto utili per annotare la comparsa dei sintomi, la loro durata ed eventualmente associarli a periodi o situazioni specifiche della loro routine.1
Un diario dell’emicrania è uno strumento che, se compilato con costanza e precisione, rappresenta un valido supporto poiché consente di tracciare una panoramica completa di tutti gli aspetti che connotano la problematica.
L’emicrania fa parte delle cefalee cosiddette “primarie”, in cui non è individuabile alcuna patologia o condizione medica sottostante.
Nell’inquadramento diagnostico generale di una cefalea vanno escluse le cefalee “secondarie”, meno frequenti, in cui la cefalea è un sintomo di una condizione o patologia sottostante. Per questo motivo la diagnosi differenziale è molto importante: benché la diagnosi di emicrania sia fondamentalmente clinica, basata su una raccolta anamnestica accurata e sull’esame obiettivo neurologico e generale, in casi selezionati possono venire richieste dal medico indagini strumentali (quali risonanza magnetica, TAC) o di laboratorio, per escludere altre possibili cause di dolore alla testa.3
L’impatto sociale dell’emicrania
L'emicrania, infatti, colpisce il 18% delle donne e il 6% degli uomini, mentre l'emicrania cronica colpisce il 2% della popolazione globale e rappresenta una patologia estremamente gravosa per i pazienti, le loro famiglie e la società.5
Il presenteismo consiste nel cercare di lavorare nonostante un attacco di emicrania senza essere produttivi come al solito a causa dei sintomi.8
In questo scenario, è evidente l’urgente necessità di interventi per ridurre lo stigma legato all’emicrania e alla cefalea. Tre strategie possono aiutare ad abbattere lo stigma dell’emicrania: l’informazione, attraverso programmi educativi basati su evidenze scientifiche per individuare ed eliminare gli stereotipi inesatti sostituendoli con fatti reali e dimostrati; la comunicazione tra persone emicraniche e non, per far comprendere e far capire cosa si prova veramente a convivere con l‘emicrania; “protestare” per fermare l’uso di parole e affermazioni stigmatizzanti, facendo però attenzione a non sortire l’effetto contrario, come dimostrato da altre campagne di protesta relative ad altre patologie.9 Le persone che vivono con emicrania meritano di essere libere da politiche discriminatorie e atteggiamenti pubblici stigmatizzanti e di ricevere un adeguato supporto.9
Convivere con l’emicrania
Chi soffre di emicrania è consapevole del fatto che gli attacchi possano verificarsi anche nel caso in cui la patologia venga trattata. In un certo senso il paziente sa che deve convivere con questa sua condizione.
Molto spesso l’emicrania porta il paziente a rinunciare a determinati cibi, bevande, al rientrare tardi la notte anche se non è in corso un attacco, ma solo per evitarne l’insorgenza.10
Alcuni pazienti provano addirittura vergogna nel cercare aiuto per una patologia a loro avviso invisibile.11 La maggior parte dei pazienti esprime rassegnazione per il fatto di non poter vivere completamente senza dolore, e ha imparato ad accettare la convivenza con questo compagno scomodo.11 Tuttavia, il paziente può far tanto per la propria condizione, oltre alla corretta assunzione della terapia farmacologica.10
L’essenziale è avere un approccio proattivo e non rinunciatario. Rivolgersi al proprio medico è fondamentale per scegliere i farmaci da utilizzare durante gli attacchi o, in caso di attacchi frequenti, per impostare una terapia preventiva.
Inoltre, la compilazione di un diario dove annotare le caratteristiche della propria emicrania e i farmaci assunti può essere uno strumento molto utile 10. Questi ed altri importanti accorgimenti possono aiutare il paziente ad affrontare l’emicrania in tutte le situazioni della sua vita, come il lavoro, le attività quotidiane, le relazioni con i familiari, con gli amici e i partner e le attività del tempo libero, come i viaggi e lo sport.
ALESSANDRA SORRENTINO
A testa alta: conosciamo l’emicrania
Alessandra, influencer e autrice del blog “Le parole dell’emicrania”, condivide attraverso i social la sua esperienza con la patologia.
È volontaria di Al.Ce. (Alleanza Cefalalgici), associazione che opera per supportare i pazienti e sensibilizzare sull’emicrania e altre forme di cefalea.
Ha scritto “A testa alta” per combattere la disinformazione e offrire alle persone che soffrono di emicrania uno strumento per acquisire maggiore consapevolezza sulla malattia. Elga e Alcide, attraverso le loro emicronache, racconteranno l’emicrania e i suoi sintomi, le terapie per gestirla e l’impatto che la malattia ha sulla vita quotidiana.
- Eigenbrodt AK, et al. Nat Rev Neurol. 2021; 17 (8): 501-514.
- Khan J, et al. Biomed Pharmacother. 2021; 139: 111557.
- EMICRANIA Patogenesi, diagnosi e terapia di una patologia disabilitante, ma curabile. Neurologia-Italiana-n.2-2020.pdf (anircef.it)
- Classificazione Internazionale delle Cefalee (ICHD3). https://ichd-3.org/wp-content/uploads/2021/11/Classificazione-Internazionale-delle-Cefalee-3-ed.pdf
- Aguilar-Shea AL, et al., Aten Primaria 2022 Feb; 54 (2): 102208.
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- Begasse de Dhaem O, Sakai F. eNeurologicalSci. 2022; 27: 100408.
- Parikh SK, et al. Curr Pain Headache Rep. 2021; 25 (11): 75.
- Emicrania e cefalea: come conviverci. https://www.vediamocichiara.it/emicrania-cefalea-conviverci
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